Un attore, solo in scena, racconta e mostra i segreti della Commedia dell’Arte attraverso le sue maschere. Un viaggio che parte da Padova nel
1545 e arriva fino ai giorni nostri fra comicità e notizie preziose su una forma teatrale che, lo si vedrà, ci appartiene ancora oggi. Un attore da solo sulla scena che si trasforma da conferenziere a acrobata, da narratore di una storia meravigliosa a incarnazione della stessa storia.
Il Lazzo della Mosca e altre storie ha debuttato a Tōkyō nel gennaio del 1994 e da allora è stato rappresentato più di ottocento volte
in Teatri, Università, Istituti di Cultura, Musei...in Giappone, Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Belgio, Germania, Russia, Stati Uniti, Puerto Rico, Regno Unito, Uruguay, Colombia, El Salvador, Cile, Israele...
Una conferenza... in cui si narrano la storia, le origini popolari della Commedia dell’Arte e il suo sviluppo nelle Corti italiane ed europee.
Aneddoti curiosi per raccontare un teatro d’esportazione fatto di gesti e di nuovi linguaggi, un teatro dinamico. Una struttura drammaturgica così lontana eppure così famigliare con personaggi che sono immagini universali della società, in cui tutti gli esseri umani si specchiano.
... e uno spettacolo
in cui si alternano racconti e monologhi classici, l’arte dell’improvvisazione e pezzi di repertorio e della tradizione. Dal ciarlatano “che canta in banco” all’ “Arrivo dello Zanni a Venezia”, “Pantalone e l’amore” e ancora i monologhi del Dottore, le bravure del Capitano e le stramberie di Pulcinella fino ad Arlecchino. Quasi cinque secoli di teatro in un’ora e mezza mozzafiato.
DUE PAROLE SULLA
COMMEDIA DELL’ARTE
“Commedia degli Zanni”, “Commedia dei Buffoni”, “Commedia dell’Arte”. Siamo nella seconda metà del XVI secolo. Gli attori elevano il loro mestiere, fino allora considerato come basso ed infamante, al rango di arte portandolo in pochi anni dalle piazze ai luoghi di potere dell’epoca: le
Corti europee. L’arte dell’attore viene riconosciuta, è riconosciuto il professionismo del teatro. Gli attori creano personaggi vicino ai caratteri della gente, rubano dei tipi alla vita quotidiana e li rendono accessibili ad ogni pubblico, li rendono universali e per questo li stilizzano, li rendono grotteschi. Usano per il loro scopo le maschere. È così che la maschera, di cui si trovano le radici nelle feste e nei riti dei Carnevali del Medio Evo, diventa oltre a mezzo grottesco anche strumento, utensile di lavoro, come quello di qualsiasi artigiano. La Commedia dell’Arte, d’altra parte, converte l’attore in artigiano del teatro capace di trasformare i materiali della vita quotidiana in un repertorio da utilizzare sulla scena.
La Commedia dell’Arte passerà poi alla storia del teatro anche come “Teatro all’improvviso”. Per anni si darà al termine di “improvvisazione” un significato leggendario, come se tutto ciò che avvenisse sulla scena non fosse altro che il frutto dell’ispirazione dell’attore in un momento di folgorazione drammatica. Niente di più falso. E niente di più studiato e lavorato, addirittura cesellato, dell’improvvisazione dei commedianti del’Arte. Si trattava di vere e proprie partizioni che gli attori si passavano di generazione in generazione quasi fossero degli utensili, gli strumenti dell’arte. Venivano tramandati per “Centoni”. Questi erano una specie di breviari, preziosamente custoditi da ogni attore, contenenti estratti di scene, lazzi, giochi comici, canzoni, da cui gli attori potevano attingere al momento dell’improvvisazione. E il “Centone” di ogni attore si arricchiva nel corso della carriera che si legava indissolubilmente alla vita del personaggio che quell’attore interpretava. Teatro di professionisti uniti in compagnie, sodalizi capaci di resistere nel tempo come “I Gelosi” di cui si hanno notizie per più di cinquant’anni. Ciò significa vitalità di una forma artistica oltre che adattamento a diverse condizioni storiche. Teatro di professionisti e teatro d’esportazione, visto che in pochi anni la Commedia dell’Arte, nata nel triangolo Bologna-Venezia-Milano, viene esportata in tutta Europa con grande successo. Un teatro accessibile ad ogni pubblico, un teatro popolare che va al di là delle barriere linguistiche e regionali. Se un’espressione artistica nasce da un adattamento, da una stilizzazione della realtà, dalla ricerca di un pubblico e dalla necessità di coltivare i suoi gusti, così la Commedia dell’Arte propone dei tipi universali, dei linguaggi semplici e diretti, un teatro popolare che si rende presto universale.
Fabio Mangolini (Roma, 1964) ha dedicato tutta la sua vita al teatro come attore, regista, pedagogo, autore, traduttore e, infine, come manager. Laureato in Filosofia all’Università di Bologna, si è diplomato nel 1987 all’Ecole Internationale de Mimodrame de Paris Marcel Marceau. Nel 1985
entra come giovane Arlecchino nella compagnia internazionale Les Scalzacani diretta da Carlo Boso, a Parigi. Nel 1991 lascia la compagnia e continua a portare la Commedia dell’Arte per il mondo. Tra il 1992 e il 1994 è borsista della Japan Foundation e dell’ International Theatre Institute e studia a Tōkyō il Kyōgen e il Nō. Come attore, ha lavorato con numerosi registi, tra cui Carlo Boso, Nomura Kosuke, François Cervantes, Roxanne Rizvi, Remi Barbier, Didier Doumergue, Francesco Brandi, Tim Supple, Giles Smith, recitando in tournées in Italia, in Europa e nel mondo. Ha diretto spettacoli in Italia, Francia, Belgio, Spagna, Stati Uniti. Ha insegnato in prestigiose Accademie d’Arte
Drammatica in Europa (fra le altre, la RESAD di Madrid, il GITIS e il MKAT di Mosca), in Università in USA e Sud America, in Giappone. Dal 2004 al 2009 è stato docente di Interpretazione e Regia presso la Real Escuela Superior de Arte Dramático (RESAD) di Madrid. Ha insegnato in Europa, Asia, America, Africa. È stato Presidente della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Presidente dell’Associazione Scuola dell’Opera Italiana di Bologna e Consigliere d’Amministrazione della Fondazione ATER-Formazione. Dal 2015 al 2018 è stato il Direttore del Master MFA in Physical Theatre della Mississippi University – Accademia dell’Arte. Attualmente è Direttore Artistico di Cornucopia Performing Arts Labs.
Le maschere de “Il Lazzo della Mosca e altre storie” sono state
create da Donato Sartori e da Ninian Kinner Wilson.
Ingresso con tessera ARCI, ARCYGAY, UISP
Contributo artistico libero
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Apertura tesseramento e convivialità ore 19,30
inizio live dopo
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